venerdì 17 settembre 2021
Riforma protestante a Faenza non è solo Fanino Fanini
Riforma protestante a Faenza non è solo Fanino Fanini
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(foto tratte da Storia di Faenza - Dalla preistoria all'anno Duemila - autori vari - Società Editrice "Il Ponte Vecchio")
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Nel passato dopoguerra Faenza è stata considerata una mosca bianca (maggioranza cattolica) nella rossa (comunista) Romagna ma ciò non è dovuto a predisposizione o a scelta consapevole ma influenzata dalla crudele opera dell'Inquisizione che ha spazzato via in questa città la più grossa presenza della Riforma Protestante nella Romagna del Cinquecento che non si può ridurre alla sola conosciuta figura del fornaio faentino Fanino Fanini (di cui ora nel 2020 vi è la ricorrenza dei 500 anni dalla sua nascita)
Eccettuato il caso di Fanino Fanini (processato a Ferrara) furono segnalati dall'inquisizione faentina fra il 1547 e il 1551 una lista degli inquisiti per eresia di 155 persone (126 uomini e 39 donne ), quindi un adesione di un numero notevolissimo in una città allora di quindicimila abitanti. Vi compaiono quasi tutte le categorie sociali compresi nove ecclesiastici e con la prevalenza dei professionisti, mercanti e artigiani oltre che la mancanza di contadini e di salariati. Molti di loro fecero parte degli Anziani e dei consiglieri della città. L'intervento dell'Inquisizione fece sì che gran parte di loro abiuro' dalla fede ma non riuscì a distruggere la testimonianza di Fanino Fanini perché decenni dopo si erano organizzate a Faenza due conventicole di cui una era formata da Camillo e Antonio Regnoli e l'altra da Federico Gucci,la loro organizzazione si basava sul modello delle chiese ginevrine con un pastore Girolamo Bertoni che faceva da tramite diretto con Ginevra essendo di inequivocabile fede calvinista. Nel 1567 erano circa cinquanta gli aderenti di questi gruppi della Riforma a Faenza. Secondo un anonimo cronista contemporaneo, sotto Pio V, a partire dal 1567 (dopo la denuncia del Panettino e altri) furono gettati in carcere 150 faentini di cui nove condannati a morte e messi al rogo come capi del movimento fra cui don Luca Bertoni,la famiglia Regnoli compresa Camilla Caccianemici, Matteo del fu Taddeo Rondinini, Girolamo Bertoni,e il pastore Francesco Cellario perché non vollero piegarsi alle torture fisiche e morali al contrario di molti che abiurarono per godere del perdono e il ristabilimento nelle loro cariche pubbliche.Il nuovo legato di Bologna e di Romagna il cardinale Alessandro Sforza nel 1570 a Faenza cancello' per ordine del pontefice dall'albo dei consiglieri 28 nomi e 32 dal catalogo dei Cento pacifici perché simpatizzanti delle idee ereticali. Quindi a Faenza non è stato il cosiddetto miracolo della Madonna del fuoco a cancellare la testimonianza della Riforma protestante ma l'inquisizione esercitata dai domenicani (perché quando era esercitata dai francescani era più tollerante) che spense ciò con un altissimo tributo di sangue e di sofferenza indicibile per le persone coinvolte Quindi Fanino Fanini a Faenza non fu una voce nel deserto ma un esempio per noi suoi eredi che vogliono ubbidire al grande mandato di Matteo 28 :
18 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».
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(Riferimenti tratti da "La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento" di Salvatore Caponetto, Claudiana editrice e da "Fanino Fanini, martire della Fede nell'Italia del Cinquecento" di Emanuele Casalino, edizioni Magister)
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(Faenza 8 novembre 2020 - Barnabè Roberto evangelico faentino del ventunesimo secolo ha scritto questo come riconoscimento e memoriale di chi mi ha preceduto a Faenza )
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